Non c’è stele che mi ricordi né festa sbandierata che mi celebri, un rigo non mi è concesso sui libri di storia, la letteratura ogni tanto mi scrittura per romanzi di battaglia o biografie di sconfitti: io sono il Milite Noto e muoio alla giornata. La mia faccia la trovate in fondo alla fila della Posta, nelle sale d’attesa dei dentisti, nei cinema di periferia, sotto i ponti dei sogni, nei bar dell’allegria stanca, nei sottoscala a scovare contatori, tra gli scaffali di un supermarket appena inaugurato, nei parchi a cercare una panchina libera, agli sportelli comunali per una multa improvvisa, nella coda della platea di un concerto atteso più di un anno, al finestrino di un treno guasto in una gabbia di pini distratti, dal benzinaio a fissare i prezzi alle stelle, nelle serali riunioni di condominio a segnalare le anomalie dell’ascensore, da un fotografo per accorgersi in uno scatto quanto sia ingrato il tempo.
Sono fatto della stessa sostanza della pazienza, cado più volte al giorno sotto l’ascia della burocrazia, mi rialzo a fatica tra appuntamenti mancati, letture sospese, conti che non tornano, mattine stipate in un armadio insieme a cravatte che non metto più. Ho messo in aspettativa il senso della vittoria, abituandomi a caricare pistole figurate, mi accorgo di aver conquistato un’appagante notorietà nell’osteria delle vite ritirate. Potrei rilanciare la mia esistenza strappandomi quell’occhio della testa che scavalca il futuro con acrobazie nel passato. Vorrei sedermi a tavola, almeno per una volta, con chi sale sulle torri campanarie per regolare il respiro delle ore. Io sono il Milite Noto senza stele né tele, nato per lasciare generalità e spuntare l’artiglieria. Dovrei armarmi, partire e sparare contro l’ingiusto, ma resto nel quotidiano e combatto come posso, rateizzando ogni spesa per poter accontentare il mondo.
Io sono il MIlite noto, senza stele né tele, nato per lasciare generalità e spuntare l’artiglieria