Arrivò tardi all’audizione, come di solito faceva negli appuntamenti che contano. Uno sconosciuto, sepolto nel buio del teatro, gli chiese un monologo sull’idea. Bardo tossì, avanzò con incedere convinto e iniziò: «Chiedo scusa alle idee che ho lasciato per strada, a quelle che muoiono di fame, a quelle che non si sono sedute a tavola con me perché non hanno trovato le posate. Chiedo scusa all’idea che è rimasta nel bozzolo, a quella che mi è caduta senza far rumore, a quell’altra che ho covato troppo a lungo per mancanza di responsabilità.Chiedo scusa all’idea che ho esposto quando ancora era nuda, a quella che ho lasciato spettinata e a quell’altra che inseguo solo nei ritagli del giorno. Chiedo scusa all’idea della lotta per le mie ritirate, chiedo scusa all’idea dell’amore se ultimamente l’ho smarrita come le chiavi di casa. Chiedo scusa all’idea che ho amato senza riserve scambiandola per un ideale».