Nel portare i panni sporchi in lavanderia, il Messia rinunciò al discorso della Montagna. Non era un periodo di buona luce: tanti i conflitti che gli giravano dentro, troppi i templi da far saltare, ridotta all’osso la fiducia nell’umanità. Persino il sole, in quei giorni, faticava a timbrare il cartellino in un cielo marcatempo con più bombe che nuvole. Nel personale celeste continuava chi al sacro preferiva lo svago: alle cene del venerdì il solo Matteo era puntuale come un atto di dolore, gli altri apostoli vivevano nel ritardo, chi per un vernissage in una cattedrale gotica, chi per la consegna di una targa, chi per una sfida di burraco. Tra gli insulti della folla e le ceste vuote di miracoli, Maddalena lasciò la Montagna per andarlo a cercare. Lo incontrò per caso in una strada griffata e fu rapita dal suo sguardo abitato da un desiderio di finitezza, un disincanto che sconfinava nella voglia di sparire, di non lasciare tracce né orari di nuove adunate. Non solo lei, ma anche una giovane coppia di farisei e una band neomelodica stazionata fuori un’osteria luminosa intercettarono alcuni suoi ripensamenti, detti a voce leggera a un randagio a guardia di un supermarket.
Non era più convinto a chi spettassero le ricompense nel regno dei cieli: i poveri non gli sembrano meglio dei ricchi, i puri di cuore non li considerava superiori ai collezionisti di rimorsi, nutriva dubbi sugli afflitti dei social, sui perseguitati delle fiction, sui misericordiosi tesserati, sugli operatori di pace che imbrattavano il mondo d’ideologia. Ebbe parole d’amore per gli spontanei, i pazienti e i minatori, e d’incoraggiamento per i meccanici dei sogni e i calpestati dal fisco. Stanco di parole e superpoteri, abbandonò la scena ritirandosi in un bosco di querce dorate e ulivi ammalati di gioventù. Lasciò così fratelli, sorelle, nemici e scribi alla corte d’altri profeti, promotori d’altre leggi di redenzione e di ricette rivisitate per la salvezza terrena. Di tanto in tanto in tv qualcuno raccontava di averlo incrociato in una lavanderia con i vestiti macchiati d’erba lontana e profumati di cedro, mentre metteva in croce una ragazzina affinché spegnesse il cellulare. In verità non disse più se non alle volpi veloci come il libeccio, ai merli che nidiavano nei vulcani e alle formiche che costruivano città nel silenzio.
Molto vero e molto significativo anche se sotto una forma giocosa! Complimenti! Fai sempre centro.