Educato alla vista lunga e al rigore del tagliar corto, si ritrovò in una riunione di intimisti, cresciuti nell’oro e nel ristoro senza fondo. L’argomento sul trono, tirato in ballo dopo una degustazione di california rolls, era la sparizione delle librerie, dovuta essenzialmente alla fine della lettura tradizionale. Lui che aveva fin troppi libri dentro casa ed esageratamente dentro l’anima, preferì ascoltare, distraendosi solo all’arrivo di nuove portate e al passaggio di zelanti edizioni femminili che avrebbe aperto con gusto in ben altri luoghi.
Un notaio di fama rionale propose, nell’odor di tempura, di creare in città una biblioteca per le nuove generazioni nella via delle friggitorie, pur di fermare l’assedio dei pentoloni. L’idea mandò in visibilio le signore e costrinse la filippina a raccogliere i cristalli di un flûte, in orbita dopo un incauto applauso. L’interrogativo di un commercialista su chi avrebbe finanziato quell’operazione a perdere cadde tra coppe di crema chantilly e un rosone di frutti di mare.
Lui che aveva fin troppi libri da leggere, sognandone uno decisivo da scrivere, lasciò il silenzio e servì, prima degli amari, il suo punto di svista: «Considerando il niente di esaltante che governa questo convivio serale, suggerirei di puntare sull’istituzione di una biblioteca del pensiero fritto. Avrebbe un pubblico più vasto a differenza di quello striminzito che ricerca ancora emozioni di carta. E poi ai giovani potrebbe piacerebbe tanto, stando alla passione premurosa che mostrano per le fritture del nulla. È il commestibile veloce la letteratura del presente, non certo il cibo dei poeti che cresce lento nella cucina del riposo».
Ogni riferimento alla Biblioteca Chiaia dev’essere puramente casuale!
Stai sempre sulla notizia. Un abbraccione Max