Gli chiesero, dopo l’ennesima impresa, perché mostrava misera contentezza, mentre altri cedevano al giubilo, persi negli sfrenati cortei. Seduto sotto un albero superbo, con gli occhi usciti dalla battaglia, lasciò ai pochi soldati, fuori dal clamore, queste parole: «Per Fato e per scelta, appartengo a una falange creativa destinata a muoversi sempre dalle retrovie. Mai una volta godiamo di posizioni di favore, raramente andiamo allo scontro con armature superiori, spesso partiamo con il pronostico ostile e nel silenzio di un’arena che ci ignora. La risalita si prende ogni respiro d’ossa, strazia gambe e tenacia, la scommessa non è nella conquista, ma nel riuscire a restare in gioco. Non è l’abbraccio di notti fiammanti né il passo dei mattini temerari a tenerci uniti: l’avanzata avviene nella convinzione che abbiamo cuori giusti ben piantati in visioni meritevoli. Perdiamo pezzi di noi sul campo, rinunciamo a esistenze comprensibili, fatichiamo per trofei invisibili e fragili onori. Abbiamo così bene imparato a soffrire nella pancia della solitudine che non ci fa paura l’isolamento, i ponti saltati, la fame, la privazione delle stelle. Di gioia interiore in quest’ora dorata sono ebbro. Non mi serve né sfilare né gridare al cielo: come le sconfitte, anche le vittorie me le godo in disparte, nelle retrovie del tripudio, dove posso far mie le lacrime e i sorrisi, dove vedo finalmente la bellezza della danza libera di chi non c’è più».
La scommessa non è nella conquista, ma nel riuscire a restare in gioco
Davvero illuminante, come la spiegazione che ti serviva, ma non sapevi neanche di doverla cercare.
Anche l’immagine è perfetta.
Grazie.
Un grazie di cuore dalle retrovie!