Somigliava a Ulisse, ma non era Ulisse e di ritornare in famiglia non aveva intenzione. Si ritrovò in un’isola rosa, sotto un sole di vipere raggianti, tra i capelli bagnati di una certa Calipso. In quell’incanto di terra passò il resto dei giorni e non ebbe mai la tentazione di riprendere la rotta di casa. La ninfa non s’innamorò mai di lui né gli promise immortalità o eterna giovinezza, ma visse con lui nel ricordo di un amore sommerso. Un bel giorno l’uomo che non era Ulisse, ormai vecchio e stanco, iniziò a costruire una barca. Sorrideva mentre lavorava il legno. Prima di andare via disse: «O Calipso, grazie di avermi accettato. Ora è tempo di partire. Il mio destino è finire nella bocca del mare: noi di carne mortale governiamo navi sotto un cielo confuso».