Sono un posto di combattimento. Posso raccontarvi, con l’alternanza perpetua dei guerrieri raminghi che mi occupano, come ragiona un cuore costretto alla guerra. Aspira al duello finale pur di rimettere le mani tra le macerie e tirar fuori una viva speranza. Supera la stanchezza dell’ennesimo scontro con un arabesco di luce che immagina in fondo alla valle, anche se a comandare c’è solo il generale buio. Legge la mano della tenacia, elenca soluzioni per disinnescare l’ignavia, conta i girasoli che lo separano dall’ultimo assalto. Batte più forte quando lo riscalda il fiato di un amico, corre con le scarpe del vento non appena il sogno gli presenta un amore irrisolto. Da spettatore fermo in battaglia, conosco l’odore del suo sangue mentre lucida l’armatura del giorno, insulta i rivoluzionari delle retrovie e si prepara a confondere il nemico come le distrazioni fanno col tempo.