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Aveva gli anni di Cristo, parlava più lingue degli apostoli, scriveva poesie, recuperava sogni nei Sud del mondo, aveva il talento dell’inquietudine e il coraggio della libertà, attraversava terre dove gli occhi dell’inferno non chiudono mai le palpebre. C’era una volta Mario, Mario Paciolla, il piccolo vichingo del Rione...
Uscito a fatica da un assembramento di luminari del bagnasciuga, riparato il ponte di un precario castello di sabbia, si lasciò alle spalle il lido delle grandi batoste, trattenendo dentro il tepore della sconfitta come se fosse un terapeutico souvenir dell’inferno. Avrebbe voluto incontrare qualcuno per raccontargli il sapore...
Stare nel guado tra il comico e il tragico è l’attitudine del blob governativo che tiene l’Italia relegata nel covo dell’incerto. Non v’è un solo messaggio che arrivi dal cabinato dell’ex avvocato del popolo e della sua corte, a corto d’ogni ragion veduta, che medichi l’anima, dia energia all’economia...
Nel rullio di quei giorni frustranti, abbandonato dai sogni, si ritrovò passeggero di una nave di tracotanza. Non era il viaggio che aveva programmato, ma la ressa all’imbarco e i fucili puntati del tempo lo spinsero a bordo, smarrito come un poeta al supermarket. Non c’era un solo cristiano...

Una notte da camminare

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Dall’anfora della notte tiro fuori le passeggiate della salvezza, ogni passo una bicchierata, ogni vicolo la consapevolezza delle braccia del cielo, del tepore della compagnia, del calore delle pietre, del sospeso dolore. Mai fermerei il cammino buio sfottendomi e sfottendovi, né rinuncerei al lancio di astri nello stagno dell’incoscienza...
Chi sceglie libri d’intrattenimento o strombazzati cazzeggi narrativi è meglio che esca subito da questo pezzo. Non è una scortesia la mia, ma un avvertimento ragionevole rivolto a chi è abituato a frequentare opere di superficie. Terre emerse di Leonardo Guzzo (Pequod Edizioni, 2019, pagine 124, 16 euro) appartiene...

Non era Ulisse

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Somigliava a Ulisse, ma non era Ulisse e di ritornare in famiglia non aveva intenzione. Si ritrovò in un’isola rosa, sotto un sole di vipere raggianti, tra i capelli bagnati di una certa Calipso. In quell’incanto di terra passò il resto dei giorni e non ebbe mai la tentazione...

Dioniso ti ride in faccia

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Si accomoda dentro senza bussare, governando visioni e tracciando vie silenti aperte ai passi indecisi. Vorresti tanto tenere Dioniso in catena ma lui è tentatore e ti smonta lo sguardo e riapre l’onirico, improvvisando una danza lenta. Ti scioglie ciò che noi umani continuiamo a chiamare malinconia, per un...
Osservatori, cabine di regia, campagne d’ascolto, commissioni d’inchiesta, stati generali: il potere a distanza di sicurezza. L’opinione pubblica dispersa, santa lingua napoletana, per vichi e vicarielli. La parata del divino premier rientra nello statuto del temporeggiamento. Del rimando protocollato. Con una novità: si palleggia con gli attributi degli altri....

Chiedo scusa alle idee

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Arrivò tardi all’audizione, come di solito faceva negli appuntamenti che contano. Uno sconosciuto, sepolto nel buio del teatro, gli chiese un monologo sull’idea. Bardo tossì, avanzò con incedere convinto e iniziò: «Chiedo scusa alle idee che ho lasciato per strada, a quelle che muoiono di fame, a quelle che...