Dall’anfora della notte tiro fuori le passeggiate della salvezza, ogni passo una bicchierata, ogni vicolo la consapevolezza delle braccia del cielo, del tepore della compagnia, del calore delle pietre, del sospeso dolore. Mai fermerei il cammino buio sfottendomi e sfottendovi, né rinuncerei al lancio di astri nello stagno dell’incoscienza né al sorriso contro chi domani è pronto a farmi fuori. La forza dei sentieri notturni sta nel doverli domare con la cadenza del racconto o con un silenzio lungo come un bacio mai dato. Il potere della luce atterra la grazia divorante della notte: smarrito in uno stupido pomeriggio, mi salvo nei ricordi stellati, così spoglio d’ogni spicciola prevaricazione mattutina. Provo a farcela, lontano dalle visioni della controra, tra il rumore caldo degli amici di sempre, nel circo amoroso dei grilli, nell’agguato muto della malinconia, in quell’affanno degli ulivi svestiti dagli occhi avidi di paesi che fingono il riposo.
Pura poesia!!! Che meraviglia… mi ricorda le mie antiche letture di Ceronetti!!!
Ceronetti top. Grazie, Franton, grazie!